Un gioco da bambini

Simona Bartolena

Lorenzo Pacini è un bambino che gioca con la vita e la morte. E come tutti i bambini nel suo giocare sa essere candidamente spietato. Sa trafiggere dolci ricordi d’infanzia facendoli sanguinare. Sa mostrarci il vero volto delle cose, quello che, pavidamente, vorremmo sempre far finta di non vedere, ma che – in fondo, in fondo – conosciamo bene. Non risparmia nulla: il nostro immaginario comune è travolto da un moto di dolorosa disillusione, resa accettabile solo dall’alto tasso di ironia che la accompagna. Un’ironia che invita al sorriso… troppo intelligente per sollecitare una risata grassa, troppo amara per non lasciarci un vago senso di malinconia addosso. Un nanetto di ceramica, quel bugiardo di Pinocchio e una matrioska cucita dialogano con un maiale appeso, un piccione morto e una pistola vestita da una maglia a uncinetto.

Ecco il mondo di Pacini. Il piccolo mondo dell’umanità, con tutte le sue fragilità e le sue insicurezze, messo a nudo per quello che è, svelando i luoghi comuni, gli stereotipi, i modi di dire, i cliché, i riti quotidiani e i pregiudizi che accompagnano le nostre esistenze.
Con uno sberleffo Lorenzo disintegra le nostre certezze, pungolando riflessioni importanti con immagini e oggetti mai banali, perduti in uno spazio tempo senza coordinate, tra realtà e finzione, ricordo personale e immaginario collettivo. Realizzati con le tecniche più varie – da quella classica dell’olio su tela all’impiego di materiali inusuali, quali gli insetti e i chewingum masticati – le opere di Pacini esprimono con linguaggi diversi un unico importante concetto: la libertà. La libertà di scegliere, la libertà di amare, di essere se stessi, di credere o non credere, la libertà di vivere ma anche quella di morire.

Perfino la morte, del resto, nella ricerca dell’artista si piega alle leggi del sarcasmo: come potrebbe essere altrimenti?
Quelli di Lorenzo Pacini sono lavori ruvidi, irriverenti, talvolta brutali sia nel linguaggio che nella tecnica, eppure dolcemente avvolgenti, mai davvero inquietanti. Perché – e questa è davvero una caratteristica straordinaria – nelle opere di Lorenzo non si percepisce mai un’intenzione giudicatoria. Insieme all’accusa esse portano già l’assoluzione, dietro alla rabbia nascondono un sorriso indulgente, perché la debolezza è un fattore troppo umano per meritare una condanna che non preveda un possibile riscatto.

Speriamo davvero che questo geniale bambino non diventi mai grande…

Jean Blanchaert

Jean Blanchaert

Philippe Daverio

Philippe Daverio

Federica Chezzi

Federica Chezzi

Gianni Papi

Gianni Papi

Simona Bartolena

Simona Bartolena

Francesca Barberotti

Francesca Barberotti

Aurelia Nicolosi

Aurelia Nicolosi

Claudio Pescio

Claudio Pescio