Lorenzo Pacini vive e lavora a Firenze come grafico pubblicitario, pittore, illustratore, grafico editoriale. Dalla sua città assorbe inevitabilmente la tradizione, l’arte, la bellezza, il profumo dei fiori, il dolce stil novo. Che, filtrati bene e poi buttati… ritornano nei suoi lavori come urgenza espressiva suggerita dai gesti quotidiani, da azioni anonime, magari già morte, perché semplicemente accadute, andate.

Percorrere una strada in salita diventa l’equilibrio dell’acqua in un bicchiere appoggiato su un tavolo inclinato, un’altalena che dondola si ferma sul punto più alto e diventa alt-alena, una notte stellata diventa una dolce galera, e poi un vecchio per la strada con in mano un ferro da stiro, un morso a una mela, il disegno di un bambino, una radiografia, una vecchia foto, un pettirosso che ti spia… Tutto si può colorare di un senso diverso e diventa benzina per i suoi lavori.

Tutto quello che accade si può fermare nelle sue opere e trovare nuova e inaspettata dignità, così la vita scorre un po’ meno inutile. Mentre il mondo si muove apparentemente senza poesia, Pacini la trova.

Ed è solo un osservatore semplice, mai neutro però, mai rumoroso però, mai stanco però.