UNO, QUALCUNO E 100MILA

Riflettiamo noi stessi. Mascherati, distorti, innamorati. Carnalità e solitudine, avvinghiate, ballano l’ultimo tango. Anche nuda, di fronte a sé stessa, la ragazza dagli occhi scuri non rinuncia alla sua maschera bianca, convinta che possa proteggerla dal mondo, nascondendo la sua vulnerabilità. Bella fregatura: perché forse è proprio quella maschera che lei, e noi con lei, dovremmo gettare per imparare a vivere. In “Narciso”, “Sulle tue spalle” e “Il piede” i corpi femminili sono mostrati flessuosi e al contempo distorti.

Ma non c’è felicità nella loro bellezza, come se quell’estetica li imprigionasse costruendo una barriera su cui il tempo cola la propria ruggine. La distorsione delle figure si moltiplica in “Specchio delle mie brame” e in “Elle”. Qui la maschera è quella tragica, intensa e assorta di un clown che si prepara alla sua recita. Gli applausi degli spettatori si intensificano ma le risate, per chi di fronte allo specchio si scopre uno, nessuno o centomila, sono amare e salate come acqua di mare.